In questo articolo scopriamo cosa è davvero un confine e come il Coaching Umanistico sia il metodo perfetto per interpretarlo e attraversarlo.
Ogni volta che sentiamo la parola confine la prima cosa che ci viene in mente è il limite che definisce una separazione, tra quello che ci sta di qua e quello che ci sta di là.
Ad una analisi più attenta però questa parola, che sembra voler indicare un chiudere, un delimitare, un contenere, ha un senso ben più ampio e visionario.
“É una parola che richiede prospettiva per essere intesa: il suo essere limite esterno non la racconta tutta”
Riflettendoci si comprende che il confine definisce un punto che é contemporaneamente di separazione ma anche di contatto: è una linea che separa ma allo stesso tempo integra problemi e soluzioni, ostacoli con opportunità, paura e fiducia, desideri e obiettivi, indecisione e responsabilità.
Un confine che include il “con-fine” comune.
Scopriamo perché il Coaching è un processo che si sviluppa su un confine.
Il confine segna sempre la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro. Questo significa che quel punto li contiene entrambi… la fine e l’inizio… come la fine di un anno e l’inizio di uno nuovo,
come la fine di uno spazio e l’inizio di uno nuovo,
come la fine di un tempo e l’inizio di uno nuovo.
Mai come in questo periodo ci troviamo in prossimità di un confine netto e determinante per la nostra vita e il nostro futuro.
Da una parte del confine un Mondo che non c’è più anche se non riusciamo ancora nè a comprenderlo, nè ad accettarlo, nè a distaccarcene.
Un mondo che ha fatto il suo corso e che adesso è chiaramente giunto al capolinea.
Tutti i pilastri su cui si fondava sono in disfacimento progressivo e naturale.
E dall’altra parte del confine l’Ignoto.
Un Mondo che ancora non c’è, che si intravede ma che è ancora tutto sfocato.
E allora quel confine diventa un punto determinante che ci costringe a scegliere da che parte stare.
Il confine diventa una prospettiva con cui guardare la vita.
Cosa ci voglio vedere?
Ci voglio vedere un limite o un’opportunità?
Ci voglio vedere un problema o il seme di una soluzione?
Lo voglio considerare un punto oltre il quale non si può più procedere o un trampolino di lancio?
Un fermarsi nel passato o un proiettarsi verso il futuro?
E nello scegliere come interpretare il confine c’è tutta la nostra autodeterminazione.
Siamo noi che scegliamo in che direzione proseguire il nostro cammino, quali sono i nostri valori, quali obiettivi scegliere, quali azioni compiere verso la nostra autorealizzazione.
Il processo di Coaching comicia quando giungiamo a quel confine per riflettere e scegliere per la nostra vita, elaborando il piano di azione strategico per ci permetterà di attraversarlo.
Il ruolo del Coach
Il coach sta sulla linea immaginaria di questo confine diventandone l’interprete perfetto.
Da quella linea neutra osserva in silenzio e ascolta, senza giudizio, con apertura della mente e del cuore.
Conosce il metodo che conduce ad armonizzare gli opposti, riequilibrare pensieri e sentimenti contrastanti, rielaborare paradigmi mentali, definire valori e azioni significative.
É l’accompagnatore che ci permette di varcare il confine che ci separa e ci unisce allo stesso tempo dal nostro futuro migliore e possibile.
Il coach diventa il ponte che mette in comunicazione il presente col futuro, trasformando un desiderio in un obiettivo, un pensiero in azione, una emozione in energia propulsiva.
È sul quel confine che il coach trova una sintesi tra il limite e il contatto, tra la separazione e la condivisione, tra ciò che crediamo di essere e ciò che vorremmo diventare.
E il coach sta al nostro fianco, non avanti a noi per indicarci la strada, ma neanche dietro di noi per seguire e orientate i nostri passi, ma accanto a noi per fare strada insieme.
Il processo di Coaching è un cammino comune sia per il coach che per il coachee.
Alla fine ognuno avrà imparato qualcosa di sé e della propria vita.
È un percorso di crescita che arricchisce entrambi i ruoli e che ci svela direzioni e traguardi che forse non avevamo mai davvero immaginato.
Ed è proprio quel confine a permettere tutto questo perché dentro quel confine c’è tutto.
C’è la fine del passato e l’inizio del futuro,
ci sono i nostri limiti e le nostre potenzialità,
ci sono i nostri paradigmi mentali e le nuove prospettive,
ci sono le nostre paure e i nostri sogni,
ci sono i nostri problemi e i semi delle soluzioni,
c’è il fallimento e la promessa della vittoria,
c’è il dubbio e il coraggio,
c’è la vittima che si arrende e il protagonista che crea la sua vita,
c’è la procrastinazione e la progettazione,
c’è la zona di confort con le nostre abitudini e l’intraprendere nuove avventure,
c’è il vecchio e conosciuto e il nuovo tutto da inventare, scoprire, sperimentare, costruire.
Il Coaching è una sfida al confine per tutti coloro che ci si sono trovati o che si trovano su quel confine che è il punto in cui ci chiediamo…
E ora? Dove vado?
Daniela Fisichella