Leadership: oramai un “prodotto” che troviamo sul mercato acquistabile a un costo quasi sempre più accessibile per chi ama investire nella formazione a vantaggio della propria realizzazione professionale.
Online si trovano milioni di articoli, consigli, corsi a pagamento e non, master, inviti e incentivi a diventare un grande Leader al fine di guidare al meglio il proprio team. Trovo questi percorsi entusiasmanti (al netto di quelle che possono essere le mie idee e “gusti” sull’argomento).
Ma ogni volta mi domando: quali sono le vere motivazioni per cui una persona senta l’esigenza d’intraprendere un percorso del genere? Perché è necessario fare un corso di Leadership? Cosa si vuole apprendere? Cosa manca al nostro background per sentirci dei bravi Leader? Quali frustrazioni proviamo in ambito lavorativo per arrivare a sentire questa esigenza?
Queste domande possono aiutarci a riflettere per avere una chiara visione sul motivo della mancanza (se rispondiamo a noi stessi con onestà), fermo restando che tutti noi possiamo diventare dei bravi Leader, a condizione che riconosciamo a noi stessi dei prerequisiti.
Per focalizzare bene il punto, vi riporto uno dei migliori libri che ho letto sulla Leadership (da comprare e tenere sul comodino per sempre).
Il CEO di Google Eric Schmidt, Jonathan Rosenberg Vicepresidente e Alan Eagle Dirigente e Responsabile Prodotto, nel loro libro Trillion Dollar Coach, raccontano le strategie di leadership di Bill Campbell (già mi emoziona il fatto che i tre autori abbiamo sentito l’esigenza di scrivere e raccontare al mondo chi era Bill Campbell e l’eredità che ha lasciato a chi ha fatto parte del suo mondo: il suo amore incondizionato e la sua umanità).
Bill Campell è stato un grande sportivo e allenatore di football americano, laureato in economia alla Columbia University, a 39 anni entra nel mondo del business collaborando con Kraft e Kodak. Nel 1983 si trasferisce in California per divenire il Vice presidente di vendite e marketing di Apple, in successione CEO di Claris, Go Corporation e Intuit. Nel 2001 accoglie la proposta di fare da coach a una start-up di nome “Google”, per 15 anni contribuirà in maniera tangibile alla crescita esponenziale dell’azienda. Anche Steve Jobs si affiderà a Bill per salvare Apple dal fallimento e portarla al successo multimiliardario.
Bill Campbell oltre a essere un grande Coach, era un ottimo manager e uno straordinario Leader, era una persona assai sentimentale con un grande amore verso il prossimo, amava le diversità e le persone per lui erano “PERSONE” e le amava tutte incondizionatamente. Il suo abbraccio era caloroso e sincero e sapeva dimostrare concretamente a tutti amore e affetto.
Bill Campbell, non ha mai voluto essere retribuito per il suo lavoro da coach, misurava i suoi risultati, con il successo che avevano i suoi coachee e lavorava solo con chi poteva essere “coachable”.
A suo dire, per essere “coachable” bisognava avere queste caratteristiche:
- Onestà, soprattutto con sé stessi, riconoscere le proprie debolezze ed essere pronti a mettersi in discussione per evolvere;
- Umiltà, mettersi al servizio del proprio team e dell’azienda, mettendo da parte il proprio ego;
- Desiderio di imparare, il coaching non va bene per quelli che sanno già tutto, è adatto a coloro che desiderano continuamente migliorarsi;
- Volontà di lavorare sodo, senza risparmiarsi.
Quindi, questi i requisiti fondamentali, le basi, i capo saldi, il punto di partenza, per intraprendere qualsiasi tipo di formazione e aspirare a risultati di eccellenza qualsivoglia sia la potenzialità che si desidera allenare.
Perché “un coach ti dice cosa non vuoi sentire, ti mostra cose di te stesso che non vuoi vedere ma lo fa per farti diventare la persona che hai sempre saputo di poter essere”.
Un Leader crea un clima dove le persone si sentono al sicuro, dove ognuno è libero di essere sé stesso e dove alla base regna la fiducia reciproca. Dove è fondamentale mantenere la parola data, essere fedele e leale, integro e onesto, riservato e discreto. Un Leader ha sempre un sincero interesse verso i membri del suo staff che si sentono apprezzati e motivati, i feedback positivi sono immediati, diversamente dalle critiche che sono private.
La leadership è la potenzialità di indirizzare soggetti organizzati verso fini comuni, (cit. Scuola di Coaching Umanistico). Ma ricorda, qualsiasi corso o percorso di coaching rivolto a diventare un bravo leader, non ti rilascerà mai nessun attestato che ti accrediterà questa competenza.
Sono e saranno sempre le persone che faranno di te un Leader.
Bill Campell sosteneva che tenerezza, empatia, compassione, complicità sono sentimenti che devono far parte del sistema aziendale, dalla capacità di esprimere questi sentimenti si possono misurare performance straordinarie.
Quindi vuoi essere un buon Leader, impara prima a esprimere il tuo Amore e la tua Umanità, poi perfeziona tecniche e tanto altro con il corso che più ti ispira.
Fai in modo, che tutte le persone che fanno o hanno fatto parte della tua vita in qualche modo, possano dire: “Ecco un uomo che ha arricchito la mia vita e di cui sentirò la mancanza“.
Allora sì che avrai fatto un lavoro di qualità!